Qualche mese fa ho parlato dei sexy toys nel Medioevo: trovate l’articolo qui —-> link.
Oggi ho scelto di entrare nelle camere da letto delle persone comuni e dei reali, per renderci conto che non importa in quale secolo vivi né dove vivi: la sessualità è sempre stata uguale a se stessa nei secoli dei secoli, seppur con particolarità decisamente singolari. Ma, ehi! Era pur sempre medicina!
Nel nostro immaginario il Medioevo è un’epoca buia, segnata da proibizioni e castità forzata. Ma la sessualità tra uomini e donne del Quattrocento era molto più complessa, e sorprendentemente simile alla nostra, pur con regole e credenze che oggi ci sembrano bizzarre.
Per i medici medievali il seme maschile non era semplice materiale riproduttivo: era una sostanza vitale, legata all’equilibrio del corpo e persino alla salute mentale. E non doveva morire inutilizzato.
Se ristagnava, poteva provocare malinconia o malattie. Per questo si consigliava agli uomini di “scaricarsi” regolarmente: nel matrimonio, certo, ma anche con la masturbazione quotidiana o con prostitute.
La Chiesa lo condannava (apparentemente) come peccato, ma la medicina lo considerava un atto terapeutico.
E le donne?
Ebbene, anche se vi sembra “strano”, anche le donne erano viste come produttrici di seme. Per concepire, si riteneva necessario che provassero piacere.
Questo generava una visione ambivalente: il piacere femminile era riconosciuto e persino incoraggiato in ottica riproduttiva, ma allo stesso tempo temuto, percepito come incontrollabile e pericoloso.
Non mancavano ricette mediche per stimolare o calmare il desiderio, segno che la sessualità femminile era tutt’altro che invisibile.
E soprattutto si consigliava la masturbazione tramite “medici esperti”, per evitare che il ristagno del seme femminile potesse provocare “intossicazione dei fluidi” e portare a quella che, nei secoli successivi, fu chiamata isteria.
Quindi sì: secondo la medicina medievale le donne producevano un seme utile alla riproduzione (e, diciamolo, non ci erano andati poi così lontano: l’idea c’era, ma andava rifinita meglio!). Dovevano provare un orgasmo per generare figli, e i mariti erano tenuti a studiare bene il corpo delle loro mogli affinché potessero godere e dare alla luce tanti eredi.
Per la Chiesa il sesso era lecito solo nel matrimonio e solo per procreare.
Era peccato tutto il resto: adulterio, rapporti extraconiugali, sodomia (un termine usato in senso ampio, che includeva rapporti omosessuali, sesso orale e anale) e masturbazione.
La realtà, però, era molto diversa.
Le città avevano bordelli regolamentati e tassati. Anzi, come abbiamo detto prima, agli uomini era consentito andare con le prostitute: si riteneva che così si evitasse che prendessero amanti, lasciassero le mogli per risposarsi o addirittura commettessero stupri (purtroppo comunissimi all’epoca, ma di questo parleremo in un altro post).
Le corti pullulavano di amanti e relazioni extraconiugali. E la letteratura popolare, dai fabliaux francesi al Decameron, parlava di sesso con ironia e libertà.
Alla fine, uomini e donne del Quattrocento non erano poi così diversi da noi. Cercavano piacere, amore e trasgressione, vivendo però in un mondo che li giudicava costantemente.
Il sesso era peccato e medicina, colpa e cura, proibizione e necessità.
Un equilibrio fragile che ci ricorda molto anche le contraddizioni della nostra epoca.
Se vi interessa, ho parlato anche dei giochi sensuali che si facevano a corte. Lo trovate qui —> link

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