Era il 4 febbraio 2013. Le 11:00 stavano per arrivare e all’Università di Leicester c’era un fermento palpabile. In quella sala erano presenti giornalisti, storici, appassionati, scienziati… tutti, proprio tutti, pronti a testimoniarlo.
Torniamo indietro di sei mesi.
IL 25 Agosto 2012, sotto il freddo cemento di un parcheggio privato a Leicester, veniva rinvenuto uno scheletro.
Quasi intatto (gli mancavano solo i piedi, probabilmente distrutti durante lavori di costruzione nei secoli passati), lo scheletro mostrava ferite gravissime al cranio, segno inequivocabile di una morte violenta e immediata. Ma non finisce qui: altre ferite, post-mortem, inflitte per denigrarlo.

Lo scheletro presentava anche una schiena “particolare”, una scoliosi sviluppata durante la giovinezza. Una scoliosi che non gli impediva di muoversi, che non gli impediva di combattere. Una scoliosi che non lo rendeva storpio, come qualcuno ha osato dire e continua a insinuare ancora oggi, nonostante le evidenze.
Quello scheletro era stato sepolto in fretta, in una fossa troppo piccola per lui, con le mani stese in avanti. Chissà se ancora legate… (mi auguro di no. Spero che, pur avendo seppellito una persona in una fossa angusta e senza bara, abbiano avuto la sensibilità di rimuovere i lacci, come segno di rispetto. Spero davvero lo abbiano fatto).
Quello scheletro è stato prelevato, estratto dalla sua tomba che lo aveva ospitato per oltre 500 anni. È stato studiato e sei mesi dopo è tornato in vita.
Il 4 febbraio 2013, Riccardo III si è mostrato al mondo, di nuovo, oltre ogni ragionevole dubbio.

Era tornato. Era tornato per dirci grazie, per spingerci a lottare ancora, per lui… con lui.
Quel 4 febbraio 2013, alle 11:00, a Leicester, dove era morto, Riccardo è tornato in vita e lo ha fatto nel modo più bello che si potesse immaginare.
È rimasto sotto terra per oltre 500 anni, nascosto agli occhi del mondo e dei suoi nemici, ha permesso che le bocche parlassero, che le anime parlassero… poi ha condotto Philippa Langley lì, nel luogo dove riposava, e le ha probabilmente detto: “È tempo di tornare, aiutami a farlo.”
E lei lo ha fatto.
Ha ascoltato quella voce, ha insistito, ha combattuto e ha riportato a noi un uomo che per troppo tempo era rimasto in silenzio di fronte alle calunnie.
Il 4 febbraio 2013 il mondo scopriva che quello scheletro apparteneva a Riccardo III “oltre ogni ragionevole dubbio”, e in quel momento il mondo rivedeva il re più calunniato della storia, finalmente visto per quello che era stato: un uomo, un re, un eroe, assassinato sul campo di battaglia mentre cercava di difendere il suo paese, il suo onore, contro l’usurpatore, contro i traditori.

Oggi, 4 febbraio 2025, Riccardo è ancora qui, con noi. Parla e agisce attraverso ogni suo soldato, con forza, con ardore, come ha sempre vissuto.
Oggi la storia ha un tassello in più da insegnare nelle scuole, il tassello giusto, la verità. Ma in quanti ancora la raccontano?
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