Oggi, d’istinto, ho deciso di non scrivere di storia, ma di condividere un pensiero che mi sta particolarmente a cuore.
Sapete cos’è il paradosso dell’anima?
Forse lo avete vissuto anche voi senza riuscire a dargli un nome.
Il paradosso dell’anima è quella condizione in cui ci si sente pieni e vuoti allo stesso tempo, traboccanti e mancanti, colmi di un’emozione così forte da non riuscire a contenerla, eppure incapaci di lasciarla fluire del tutto.
È essere sul punto di esplodere e trattenersi nello stesso istante.
È sapere di provare qualcosa di enorme, ma sentire che manca sempre un tassello per renderlo completo, tangibile, reale.
È avere un amore che straripa dentro, senza poterlo esprimere, perché non trova un luogo, un tempo, una forma per esistere davvero.

Animus, Peter Schuijren
È il desiderio di urlare e la paura di farlo. È il bisogno di afferrare qualcosa che non puoi toccare. È essere colmi di un’assenza.
Questo è il paradosso dell’anima.
Forse qualcuno di voi lo vive ogni giorno. Forse amate qualcosa che il tempo ha reso irraggiungibile.
Forse, dentro di voi, sapete che esiste, che non è solo un pensiero, che è qualcosa di più.
Ma non potete stringerlo, non potete parlargli come vorreste, non potete averlo accanto nel modo più umano e naturale possibile.
Siamo pieni di qualcosa o qualcuno, eppure lo cerchiamo ancora.
Lo sentiamo, eppure ci manca. Lo amiamo, eppure non possiamo afferrarlo.
Questo paradosso ci lascia divisi, persi, sospesi tra un vuoto e un tutto che convivono dentro di noi.
Ma forse, in fondo, è la prova che l’amore non ha bisogno di spazio e tempo per esistere.
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